martedì 20 dicembre 2016

Comunicato stampa


Tavolo per la Pace della val di Cecina

Comunicato stampa

Castagneto Carducci li 20/12/2016

Di una delle città più antiche del mondo, "capitale del nord" della Siria - che contava poco meno di 2 milioni di abitanti - dichiarata dall'Unesco “Patrimonio dell'umanità” e fregiata successivamente del titolo di “Capitale culturale del mondo islamico”, oggi non rimangono che macerie nelle quali trovano rifugio orfani, vedove e civili impauriti e oppressi. Le grandi potenze coinvolte nel conflitto in Siria continuano a difendere il proprio operato e le proprie alleanze e fedeltà storiche, la comunità internazionale prosegue nel suo colpevole mutismo aspettando non-si-sa-cosa.
Come Tavolo Per La Pace della Val di Cecina chiediamo:
·         alle Nazioni Unite che diano un segnale di presenza istituendo dei corridoi umanitari che consentano l'evacuazione in sicurezza dei sopravvissuti,
·         alle Istituzioni Europee che recuperi un ruolo internazionale di primo piano e accolga i rifugiati provenienti dalla Siria,
·         al Governo che faccia tutti gli sforzi nelle istituzioni internazionali per mitigare la tragedia umanitaria.
·         ai Sindaci della val di Cecina aderenti al Tavolo di fare una un passaggio nei consigli comunali per stimolare una discussione ed eventualmente organizzare iniziative di approfondimento per capire cosa sta accadendo in quella parte strategica del mondo.
Il Tavolo Per La Pace ritiene che la guerra debba essere cancellata dalla storia. La realtà ci mostra tutt'altro ma sarà proprio la storia a giudicarci ed è a questo che dobbiamo pensare. Riteniamo che non possano esserci altri interessi che vengano prima della nonviolenza e della Pace perché gli esseri umani sono la priorità.
Tutto il resto viene dopo. Restiamo Umani

Il coordinatore della Bassa val di Cecina: Jeff Hoffman  cell 3288077994
La coordinatrice dell’Alta val di Cecina: Camilla Sguazzi  cell 3484004616

Segreteria Tavolo per la Pace della val di Cecina
Comune di Castagneto Carducci (LI)
Via della Repubblica 15/B
Tel 0565 778276 - Fax 0565 763845 cell. 3332526023
pace@comune.castagneto-carducci.li.it
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domenica 11 dicembre 2016

Giornata mondiale dei diritti umani

10 Dicembre – Giornata mondiale dei diritti umani: solo una celebrazione ?

E’ la data scelta per ricordare la proclamazione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani nel 1948.
Il documento di 30 articoli sancisce i diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali di ogni persona: il diritto alla vita, alla libertà e sicurezza individuali ad un trattamento di uguaglianza dinanzi alla legge, senza discriminazioni di sorta, ad un processo imparziale e pubblico, ad essere ritenuti innocenti fino a prova contraria, alla libertà di movimento, pensiero, coscienza e fede, alla libertà di opinione, di espressione e di associazione.
Vi si proclama inoltre che nessuno può essere fatto schiavo o sottoposto a torture o a trattamento o punizioni crudeli, disumani o degradanti e che nessuno dovrà essere arbitrariamente arrestato, incarcerato o esiliato, il diritto a richiedere asilo in caso di persecuzione….
Tutti principi preesistenti ed abbracciati dalle Costituzioni nate dopo il 2° dopoguerra, non vincolanti per i Paesi aderenti all’ONU, sebbene l’appartenenza ne costituisce una tacita accettazione.
Si potrebbe quasi pensare che sia un esercizio inutile oggi leggere quel documento così vecchio: che bisogno abbiamo, di ricordarci di quella Dichiarazione? E’ un documento che parla di normali diritti che ci è sempre stato insegnato e proposto come “normalità”…. Salvo accorgerci a quasi 70 anni dalla sua adozione, che questi principi non sono così scontati altrove.
Il bilancio che si può tracciare è sotto gli occhi di tutti: se ancora oggi assistiamo a catastrofi umanitarie, significa che il cammino da fare è ancora lungo.
Per l’ONU “Il 2016 è stato un anno disastroso per i diritti umani nel mondo”; il perché è evidente: in ogni Continente si continua a combattere e morire. Ce ne possiamo rendere conto anche senza distogliere lo sguardo dal nostro Mediterraneo, culla delle Civiltà più antiche: In Siria non si intravede da anni una soluzione ad un conflitto che sembra senza fine, in Turchia i diritti sanciti dall’organismo internazionale in cui siede vengono sistematicamente calpestati, il Marocco impunemente ha condannato il popolo Saharawi a morire di fame e stenti nel deserto, l’omosessualità viene ancora considerata un crimine in almeno 3 Continenti; il diritto alla vita, l’accesso al cibo, ai farmaci, all’istruzione in molte, troppe parti del mondo, sembra ancora qualcosa di irraggiungibile.
Nel 2016 che valore dare allora a questo 10 Dicembre, quello di un inutile “mero esercizio teorico” (di cui ha parlato in questi giorni il Presidente Mattarella)?
Di una delle tante giornate che ci inventiamo per pulirci la coscienza, convinti che parlare per un giorno di fame nel mondo, diritti negati, bambini malnutriti o donne maltrattate possa cambiare le cose, per poi tornare a fare le cose esattamente come prima?
E’ drammatico il dossier pubblicato dalla Caritas: "Divieto di accesso. Flussi migratori e diritti negati", dove si spiega il dramma di chi non ha né diritto di migrare né diritto di restare nel proprio Paese.
Un cambio di rotta è necessario per riconoscerci in un modo nuovo tutti cittadini dello stesso mondo. Senza “divieti di accesso" !

mercoledì 7 dicembre 2016

Felicia Bartolotta Impastato



In ricordo di Felicia e di tutte le donne resistenti

7 Dicembre, 12 anni fa ci lasciava Felicia, la Grande mamma di Peppino Impastato.
Una donna che non si è mai arresa, una donna capace di rompere il silenzio mafioso quando vogliono far passare l'idea che il figlio Peppino Impastato si è suicidato o che fosse un terrorista.
E' così che decide di costituirsi parte civile nel processo, dichiarando sempre di volere, per suo figlio, giustizia e non vendetta. Nella ricorrenza dell'anniversario della sua morte, ricordiamola come esempio per tutti coloro che si sono ribellati e che si ribelleranno alle mafie ed a tutte le ingiustizie, perché la paura non è niente quando si è in cerca della Verità. Felicia, ha lottato, guardava la gente del paese negli occhi, quella gente omertosa che per paura girava la testa dall'altra parte, era sola ma alla fine e' riuscita a fare emergere la verità facendo condannare il responsabile dell'omicidio di suo figlio Peppino.
Grazie Felicia hai insegnato a tutti noi una grande lezione di vita: vivere senza paura !


Mio figlio era la voce che gridava nella piazza
era il rasoio affilato delle sue parole
era la rabbia, era l’amore
che voleva nascere, che voleva crescere.

Questo era mio figlio quand’era vivo,
quando lottava contro tutti:
mafiosi, fascisti, uomini di panza
che non valgono neppure un soldo
padri senza figli, lupi senza pietà.

[Felicia Bartolotta Impastato]



giovedì 1 dicembre 2016

Reato di tortura


2016 - Anno 70 della Repubblica - La tortura non è reato: una vergogna !

“La nostra vita comincia a finire quando restiamo silenziosi sulle cose che contano”, diceva Martin Luther King parlando dell’indifferenza, il male del nostro tempo.
Un silenzio vergognoso lungo almeno 28 anni ci avvolge, se ci riferiamo alla “Convenzione contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti” dell’Organizzazione delle Nazioni Unite del 1984, ratificata dal nostro Paese con Legge dello Stato nel 1988 (Legge n.489), ma nonostante l'impegno formale a perseguire penalmente gli atti di tortura delineati all'art.1 della Convenzione, nel codice penale italiano, ad oggi, del reato di tortura non cè n’è nemmeno l’ombra!
In tutti questi anni l'assenza di un reato specifico ha fatto sì che fattispecie qualificabili e qualificate come tortura fossero sanzionate con pene lievi e non applicabili per intervenuta prescrizione, circostanza che ha finito per nuocere anche alla stessa credibilità delle Istituzioni e dell'operato delle forze di polizia.
In questi 28 anni il silenzio è stato squarciato talvolta da fatti tristemente noti, occasioni nelle quali uomini e donne sono stati privati dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione, avendo subìto violenze, percosse, umiliazioni, in una parola torture, singolarmente: Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi,  Riccardo Magherini, Giuseppe Uva o in forma collettiva…. e qui il pensiero non può non andare alla tragedia vergognosa che accompagnò il G8 di Genova nel 2001: i fatti avvenuti alla scuola Diaz e l’inferno di Bolzaneto, in cui dopo la violenza furono costruite ad arte anche delle false prove.
Un silenzio squarciato recentemente anche dalla vicenda personale di una ragazza tedesca che nel 2001 aveva 22 anni, che alla scuola Diaz c’era: un mese fa (ben 15 anni dopo!), la giudice del Tribunale civile di Genova Paola Luisa Bozzo Costa, ha riconosciuto che Tanja (questo il suo nome) subì “condotte di vera e propria tortura e ci fu la volontà di cagionare dolore, nell’abusare delle posizioni di potere e autorità….”, per questo ha condannato lo Stato a pagarle 175 mila euro per danni fisici e morali subìti: è il risarcimento più alto mai concesso in Italia da un Tribunale in sede Civile !
Il racconto di un suo legale riportato dalla stampa, è a dir poco agghiacciante: “Tanja è stata tenuta per ore e ore in piedi con le braccia e le gambe allargate, pochissimo cibo e acqua, obbligata a ascoltare urla di altre persone… picchiate. La paura di essere violentata, quando è stata trasferita, isolata in una piccola cella… e poi le hanno impedito di comunicare con i suoi famigliari, con un legale…
Quella di Ottobre 2016 è sicuramente una sentenza importante: per la prima volta un tribunale italiano ha qualificato la violenza subìta da un cittadino come “tortura”; il problema è che a definirla è solo un tribunale civile poiché come già detto, nel nostro ordinamento non esiste questa fattispecie di reato: in virtù di ciò, per la vicenda di Tanja i responsabili delle violenze non sono stati condannati penalmente e per i cosiddetti “reati minori” (pene fino a 3 anni) come minacce, lesioni, percosse ecc… a distanza di 15 anni è scattata la prescrizione…
Ecco perché una legge specifica che introduca formalmente il “reato proprio” di tortura, sarebbe fondamentale in un paese civile e democratico, dove i diritti fondamentali dei cittadini sono sanciti dalla Costituzione Repubblicana! In mancanza al cittadino italiano che subisce tortura oggi, non resta che rivolgersi alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo, perché “i politici han ben altro a cui pensare”, come cantava Guccini negli anni 70, quando non c’era verso di avere una Legge sull’aborto….
Ma perché in Italia non abbiamo ancora una Legge sulla tortura?
Qualcosa è stato fatto, nel marzo 2014 il Senato ha approvato un testo di legge che prevede il reato di tortura; l’attuale Presidente del Consiglio ad aprile di un anno fa, proprio a Genova promise pubblicamente una Legge sulla tortura.... ma, ad oggi ancora nulla, le ultime notizie del ddl risalgono al 19 luglio di quest’anno: seguendo il suo iter, dopo il passaggio in Senato era stato approvato alla Camera nell’aprile del 2015, il Governo come detto, si era impegnato a farlo approvare in via definitiva dai senatori prima della pausa estiva di quest’anno, ma non trovando un accordo che garantisse voti a sufficienza per renderlo legge, si è deciso di sospendere tutto: dopo le richieste di Forza Italia, Lega Nord, Conservatori e Riformisti, la riunione dei capigruppo del Senato ha deciso per la pausa, senza indicare una nuova data per la discussione.
Viene da chiedersi, come mai tanta inerzia? Non sarà dovuta alla caotica situazione politica in cui ci troviamo, con alleanze nelle aule parlamentari e nella compagine governativa con forze non proprio favorevoli-disponibili nel trattare di certi argomenti ?
Il senatore Pd Luigi Manconi, firmatario della proposta di legge oggi arenata, in un’intervista pubblicata dal quotidiano la Repubblica, in proposito parla di “sudditanza psicologica nei confronti delle forze di polizia….” ed aggiunge: “... è come se gran parte della società e della classe politica temesse di sottoporre le polizie a quel processo di riforma e di autoriforma a cui sono chiamate tutte le istituzioni. Sembrano tenere più alla stabilità e alla impermeabilità di Polizia e Carabinieri, che alla loro democratizzazione…”.
Eppure una sentenza nell’aprile del 2015 (14 anni dopo !), della Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo ha condannato l’Italia per la condotta tenuta dalle forze dell’ordine durante l’irruzione alla scuola Diaz al G8 di Genova del 2001, dove secondo i giudici “le azioni della polizia ebbero finalità punitive con una vera e propria rappresaglia, per provare l’umiliazione e la sofferenza fisica e morale delle vittime”.
Parole che pesano come macigni: l’organo giurisdizionale internazionale aveva cioè parlato di “tortura” e aveva invitato l’Italia a “dotarsi di strumenti giuridici in grado di punire adeguatamente i responsabili di atti di tortura o altri maltrattamenti impedendo loro di beneficiare di misure in contraddizione con la giurisprudenza della Corte”.
La sentenza aveva avuto il merito di riaprire il dibattito sul reato di tortura e aveva portato a un’accelerazione, seppure temporanea, della discussione del disegno di legge in Parlamento, ed ora?
Calerà nuovamente un’impenetrabile cortina di silenzio prima di poterne riparlare, magari di nuovo in occasione del prossimo caso eclatante in cui cittadini avranno subìto ancora violenze, percosse, umiliazioni, in una parola torture?

Segreteria Tavolo per la Pace della val di Cecina
Comune di Castagneto Carducci (LI)
Palazzo Comunale via Marconi n. 4
Tel 0565 778420 - Fax 0565 763845 cell. 3332526023
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Comunicato stampa


COMUNICATO STAMPA

Richiamiamo l’attenzione sulla modifica costituzionale dell’art. 78 sullo ”stato di guerra”

Si è tenuto alcuni giorni fa nei locali del Comune di Cecina, il coordinamento del Tavolo per la pace. All’ordine del giorno, 1) una iniziativa del Gas di Casale, 2) il resoconto della partecipazione di un nostro delegato al recente coordinamento nazionale dell’ Associazione Casa Memoria di Cinisi, 3) l’art. 78 sulla dichiarazione dello stato di guerra prima e dopo la riforma costituzionale.
La discussione sull’ultimo punto è stata lunga, animata e costruttiva perché ci ha permesso di sviscerare ed esaminare i diversi punti di vista. Sono emerse due posizioni, del tutto diverse, rappresentate dalle associazioni e dai singoli cittadini presenti  da una parte e gli Enti locali dall’altra. La società civile che esprime un dubbio sulla modifica dell’art. 78 e gli Enti locali che rifiutano tale lettura.
I delegati non istituzionali e le associazioni presenti al coordinamento hanno espresso preoccupazione sulla proposta di modifica costituzionale dell’art. 78. Il testo attuale così recita: “Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”. Il testo della riforma modifica questo quadro recitando: “ La Camera dei deputati delibera a maggioranza assoluta lo stato di guerra e conferisce al Governo i poteri necessari”.
E’ preoccupante, dicono le associazioni, che la prevista maggioranza assoluta sia di fatto già assicurata dalla legge elettorale approvata per l’elezione della Camera dei Deputati, grazie al premio di maggioranza dato ad un solo partito che può essere una ridotta minoranza del Paese. In questo modo la dichiarazione di guerra diviene affare esclusivo del partito di maggioranza relativa che nel futuro non possiamo certo sapere quale sarà. Manca quindi un contrappeso a tale potere che avrebbe potuto essere introdotto, ad esempio con l’ottenimento di una maggioranza qualificata (ad esempio 2/3 dei componenti di Camera e Senato) come nel successivo art. 79 sull’amnistia che è rimasto invariato. La formulazione originale dei costituenti era stata pensata come una deroga temporanea ed eccezionale e come strumento ultimo di difesa e non di offesa al principio di ripudio della guerra sancito dall’art. 11 della carta costituzionale, più volte disatteso.
Ci domandiamo, sottolinea Jeff Hoffman, coordinatore della bassa val di Cecina, come sia sfuggito, specie nell’attuale drammatico contesto internazionale, che si renda più facile dichiarare guerra e auspichiamo che venga posto rimedio nelle sedi parlamentari competenti.

Il coordinatore della Bassa val di Cecina: Jeff Hoffman 3288077994
I delegati NON istituzionali del Tavolo e le associazioni presenti

Cecina, li 17 novembre 2016