sabato 16 marzo 2013

XVIII Giornata della memoria e dell’impegno

In 150mila a Firenze con Libera

Sono tantissimi, numerosi e coloratissimi. Sono e facce di un pezzo d’Italia che dice no alle mafie. L’appuntamento è alla Fortezza da basso, nel cuore di Firenze.
Ad aprire il corteo i familiari delle vittime innocenti della violenza mafiosa, protetti da un cordone di scout, attenti a che il tutto possa svolgersi ordinatamente. Dietro i gonfaloni di Comuni e Province accorsi da tutto il Paese.
C’è il Giglio di Firenze, la città che ospita la XVIII Giornata della memoria e dell’impegno. Subito vicino il gonfalone del Comune di Polistena, cittadina della Piana di Gioia Tauro.
Sventolano i labari di Napoli, Torino, Chiasso, Certaldo, Niscemi. Il gonfalone della Provincia di Catania fa lo slalom tra le scolaresche.
Dietro i tanti sindaci, presidenti e consiglieri, testimoni dell’impegno di una politica radicata nel territorio contro le mafie, ecco le numerose associazioni. Ci sono i sindacati, le associazioni studentesche. Le donne della Cisl portano uno striscione che recita “Non contare, inizia a camminare”. Vicino a loro il Comitato don Peppino Diana di Caserta, con i tanti volontari di Libera. Subito dietro i ragazzi dell’Unione degli studenti ballano al ritmo dei Sud Sound Sistem: “Simmu salentini, di lu mundu cittadini”.
Gli scout dell’Agesci sorreggono la bandierona della Pace, quella della marcia Perugia-Assisi, la porteranno fino allo Stadio Franchi. Il corteo si muove, lungo, allegro, composto. C’è la “banda degli sfiatati” che fa ballare gli studenti di Salerno. Ci sono i volontari della Croce Viola, in tuta arancione a dare la propria testimonianza. Gli insegnanti della Flc Cgil di Firenze portano lo striscione con impressa una frase di Gesualdo Bufalino: “Per sconfiggere la mafia serve un esercito di maestri elementari”.
Firenze è curiosa. Lungo via Venti settembre sono tanti i passanti che si uniscono al corteo. Tanti applaudono, i balconi, nonostante il freddo, sono spalancati. La memoria corre al 27 maggio 1993 quando un’autobomba piombò il capoluogo toscano nel centro dell’attacco mafioso contro lo Stato. Fu strage, quella di via dei Georgofili, di cui quest’anno si commemora il ventennale. Lungo il tragitto vigili, poliziotti, carabinieri, guardano soddisfatti non nascondendo la commozione per i tanti colleghi morti nella lotta contro i boss.
Una vigilessa si allontana un attimo dalla sua postazione. Va ad abbracciare la figlia adolescente che partecipa al corteo. Tanti gesti di semplicità, quella necessaria per imporre la legalità contro la violenza mafiosa.
Intanto, lentamente, il corteo raggiunge lo Stadio Artemio Franchi. Inizia la lettura dei nomi… Giovanni e Maria Gabriele, Deborah Cartisano, Daniela Marcone, Dario Montana, Bruno Vallefuoco, Tilde Montinaro, Claudia Loi e tutti gli altri... con loro centinaia di familiari di vittime delle mafie, madri, padri, sorelle, fratelli...

Ciotti: non uccidiamoli una seconda volta con il silenzio

"Siamo a Firenze, citta’ del Rinascimento e siamo qui anche perche’ serve un rinascimento etico e sociale. Mi auguro un rinascimento politico. Soprattutto un rinascimento delle nostre coscienze. Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi"...
Cosi oggi Luigi Ciotti da Firenze, dopo il lungo abbraccio dei 150mila, giunti da tutta Italia, per abbracciare i familiari delle vittime di mafia e rinnovare impegno contro mafie e corruzione.
Non uccidiamoli una seconda volta, non uccidiamoli con la ritualita’, non uccidiamoli con la mafiosita’ che puo’ annidarsi in ognuno di noi, nelle coscienze addormentate o addomesticate” – ha aggiunto Ciotti. Dalle responsabilità della politica, alla quotidianità dell’impegno antimafia, alla necessità di una più incisiva azione antimafia, a seguire alcuni passaggi dell’intervento di Luigi Ciotti.
[fonte: www.liberainformazione.org]


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